archivio generale articoli, lettere, comunicati e interviste dalla stampa | ||||||||||||||||||||||||||
ANNI: |
|
|||||||||||||||||||||||||
|
Trento, 26 ottobre 2009 Serve un inceneritore in Trentino? “Probabilmente no”, sostengono coloro che in questi ultimi trent’anni hanno studiato a fondo come affrontare la gestione dei rifiuti. “Non se ne può fare meno”, dicono invece coloro che in questi anni hanno dormito sugli allori, pensando che le discariche fossero un bene inesauribile e dunque in realtà non esistesse un problema rifiuti: essi oggi considerano l’inceneritore come una sorta di bacchetta magica per risolvere un problema scomodo. “Si farà un inceneritore a Trento?”, si chiedono dunque sconcertati molti cittadini, tra i quali cresce il dubbio che l’impianto serva davvero, visti gli eccellenti risultati che il tenace lavoro di Aldo Pompermaier - assessore verde all’ambiente del Comune di Trento nella legislatura anticipatamente conclusa - ha conseguito per quanto riguarda la raccolta differenziata. La risposta a questa domanda dipende da due fattori: il grado di autonomia e intelligenza politica che il nuovo sindaco di Trento Andreatta (PD) saprà dimostrare nei prossimi mesi. Autonomia dalla “vision” del Presidente Dellai, da sempre sponsor della soluzione inceneritore ( il cui partito è però uscito fortemente ridimensionato sia nelle elezioni provinciali del 2008, sia nelle comunali di Trento del 2009) e intelligenza politica nel saper interpretare le aspirazioni profonde della città e nell’individuare soluzioni ai problemi compatibili con la qualità della vita e la sicurezza ambientale. Sotto questo profilo, l’accelerazione impressa per avviare l’iter realizzativo dell’inceneritore,seguita al mancato rinnovo dell’incarico all’assessore all’ambiente uscente Pompermaier (sostituito da un più allineato Marchesi, anche lui del PD e per di più assessore a metà tempo), non fanno purtroppo ben sperare. Il Sindaco di Trento ha scelto di “mostrare i muscoli” nei confronti delle opposizioni, che avevano presentato un ordine del giorno per proporre una moratoria di un anno sulla scelta dell’inceneritore. Ordine del giorno tutt’altro che estremista e che, paradossalmente, fondava la propria proposta su una puntuale analisi degli ottimi risultati nella gestione dei rifiuti, in particolare della raccolta differenziata, conseguiti proprio dalle amministrazioni governate da partiti del centro-sinistra! Anche tre forze politiche della maggioranza - Verdi, Leali ed Italia dei Valori - sostenevano la moratoria di un anno. Ma, si sa, in politica “mai dire mai” e quindi c’è ancora, probabilmente, un piccolo margine di incertezza sul futuro. Infatti, quando il progetto sarà presentato e anche un cieco sarà costretto a vedere che sarà economicamente poco sostenibile (per le ridotte dimensioni) ed i costi supplementari saranno inevitabilmente scaricati sugli utenti, allora forse qualcosa potrà ancora cambiare. Del resto è già successo, qualche anno fa, anche con l’aeroporto di Mattarello. Ricordate? Un po’ di storia. Trento aveva un piccolo inceneritore, fin quasi alla fine degli anni ’60. Quando l’alluvione del ’66 investì anche quella struttura che si trovava a ridosso del fiume Adige, in sponda destra, all’incirca di fronte alla Michelin, gli amministratori comunali valutarono che non aveva senso rimetterlo in funzione e fu demolito. All’epoca i sobborghi di Trento, ove oggi risiede gran parte della popolazione, avevano una connotazione semi-rurale se non addirittura prevalentemente rurale, e, è noto, le popolazioni rurali hanno sempre praticato a modo loro la “raccolta differenziata”, vendendo allo straccivendolo metalli, stracci, ecc., e compostando la frazione umida poi utilizzata come concime organico. E dunque la produzione dei rifiuti era assai più contenuta di oggi. Non c’erano quasi borse e contenitori di plastica e il vetro era riutilizzato: si pensi alla distribuzione del latte, in contenitori di vetro – la massaia ritirava il latte e contemporaneamente restituiva il vuoto del giorno precedente – e lo stesso dicasi per il vino e l’acqua minerale. All’inizio degli anni ’80, tuttavia, si ripropose la “questione inceneritore”. La Provincia affidò al prof. Monaco l’incarico di predisporre uno studio di massima per realizzare un inceneritore. Lo studio fu fatto, ma la tecnologia allora in uso con gli inceneritori (e l’allarme suscitato dall’incidente di Seveso - il 10 luglio 1976 - a proposito degli effetti della diossina sulla popolazione) suggerì di lasciar perdere. Mengoni ed i presidenti delle Giunte provinciali che gli sono succeduti (Angeli, Malossini, Bazzanella e Andreotti), per tutti gli anni ’80 e ’90, abbandonarono l’idea dell’inceneritore e continuarono – con una buona dose di irresponsabilità politica – la politica delle discariche. Non attuarono infatti nessuna seria politica di riduzione, recupero, riciclaggio, riuso di quello che comunemente il cittadino butta nella spazzatura, malgrado per tutti gli anni ’80 e ’90 l’impegno dei Verdi e delle associazioni ambientaliste sia stato costante e puntuale, sia sul piano culturale che politico, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che la produzione incontrollata dei rifiuti sarebbe diventato un problema serio. Col senno di poi – e proprio questa è la dimostrazione dei gravi errori commessi da chi ha governato il Trentino negli anni ’80 e ‘90 - si potrebbe oggi tranquillamente affermare che in provincia di Trento non esisterebbe un problema rifiuti, se fin da allora si fosse attuata la raccolta differenziata con le modalità con cui viene svolta oggi. Non c’è nessuna sofisticata tecnologia nella raccolta “porta a porta”, come non ve n’è nei centri di trattamento dei rifiuti a valle della raccolta differenziata: si veda, per tutti, quello molto conosciuto di Vedelago (Treviso), non molto distante dal Trentino . C’è invece una accresciuta sensibilità ambientale e molta consapevolezza culturale. Alla fine degli anni ’90, Lorenzo Dellai, per nove anni sindaco di Trento, diventa il Presidente della Giunta provinciale della quale, per la prima volta, fanno parte anche i Verdi, ai quali è affidato proprio il neo-costituito assessorato all’ambiente. E’ una Giunta che si regge su una maggioranza politica risicatissima (appena un voto di scarto). La situazione rifiuti si presenta drammatica. Le discariche sono in via di esaurimento, la raccolta differenziata è appena al 3% e la produzione annua di rifiuti supera le 300 mila tonnellate annue, con un trend in crescita. Montagne di eco-balle vengono ammassate ad Ischia-Podetti, discarica in cui confluiscono da anni i rifiuti di quasi tutto il Trentino, e non sono proprio un bel biglietto da visita, visto che chiunque transita sull’autostrada può vederle. E’ allora soprattutto il coraggioso lavoro dell’assessore verde Iva Berasi ad imprimere una svolta decisiva alla situazione. Accantonando – anche al prezzo di continue polemiche spesso infondate – la questione “inceneritore sì, inceneritore no” (ed il tempo le darà ampiamente ragione, visto che a dieci anni di distanza ancora non ne è stata nemmeno avviata la costruzione), Iva Berasi ha impresso una forte accelerazione nella realizzazione di strutture che consentissero di avviare, su tutto il territorio, la raccolta differenziata. Attraverso inoltre la realizzazione di un serio catasto dei rifiuti, ha finalmente consentito di disporre di dati certi sulla produzione di rifiuti, sulla loro composizione. Il suo piano rifiuti diviene uno strumento che consentirà di mettere a punto strategie di riduzione dei rifiuti, riciclaggio, recupero e riuso. Il pressing esercitato su ogni singolo Comune del Trentino renderà finalmente consapevole la stragrande maggioranza degli amministratori locali che una seria politica dei rifiuti è possibile. Ed i risultati si vedono rapidamente. Il trend di crescita positivo della raccolta differenziata imporrebbe ora di valutare con maggior serenità quale soluzione “finale” scegliere per smaltire la quota residua dei rifiuti, a valle della differenziata. E’ evidente che oggi la situazione è molti diversa da quella che il centro-sinistra ha ereditato dalle Giunte provinciali che si sono susseguite fino al 1998. Il nostro, quindi, è un invito a recuperare buon senso politico a coloro che hanno sovente accusato proprio gli ecologisti di pregiudizi ideologici. Marco Boato e Giorgio Pedrotti
|
|||||||||||||||||||||||||
© 2000 - 2022 |
||||||||||||||||||||||||||
|
|